martedì 1 febbraio 2011

Ultimo giorno nella capitale

Ore Dodici e zerotre del trentuno gennaio duemilaundici

Mancano nove giorni al mio rientro, mi aspetta un sacco di lavoro, il freddo, ma soprattutto ci sono persone speciali che attendono il mio ritorno...

Oggi ultimo giorno a Phnom Penh la capitale della Cambogia, in questa giornata visiterò un museo che racconta le atrocità del genocidio compiuto in questo paese e poi mi alleggerirò un pò, dopo giorni che vedo solo il male di questi luoghi, visita ad una scuola di HipHop per bambini di strada Tiny Toones, scatterò qualche foto e spero di riuscire a fare un bel video per mostrare l'impegno dei responsabili di questo progetto e soprattutto la voglia di riscatto di questi ragazzi, come mi ha sempre insegnato la mia ballerina, con la danza si può avere una visione più leggera della vita e si può creare uno spazio temporale in cui tutto è magia.

Dopo le visite che terminerò verso le diciassette prenderò un tuk tuk per fare l'ultimo giro della città scattando qualche foto e se riesco visità ad un templio buddista per lasciare una candela che ho portato dall'italia, concluderò con una cena dall'indiano che ho conosciuto ieri sera, abbiamo chiacchierato molto sul tentativo di integrazione tra i popoli asiatici.

Alle venti e trenta Bus per Bangkok, tredici ore di viaggio notturno alla modica cifra di diciotto dollari, peccato che non vedrò molto del panorama, ma così ottimizzo tempi e spese evitando un'altra notte in hotel.

In questa permanenza ho avuto la possibilità, da solo e con Mappi, di conoscere le storie della gente, dei nostri fratelli cambogiani, storie di disoccupazione, di abusi, di fatiche, di sorrisi, di legami che si creano nelle strade, tra pellegrini, tra persone che si cercano senza conoscere i rispettivi nomi.

Neang, così mi sembra che si chiama, una ragazza che lavorava in una factory ora lavora in un centro massaggi al fianco del paddy rice dove ogni sera stavo ore a scrivere, mi ha chiesto di fare una telefonata e ha chiamato sua madre, poi ci ha raccontato la sua storia che mi ha commosso, qualcuno dice che non bisogna credere a tutto, ma lei alla fine voleva pagarsi la sua bibita, e non mi sembrava essere li per cercare soldi, ma la cosa che mi ha stupito di più è stata al passaggio di un bambino, scalzo e vestito solo di un paio di mutandine, ha allungato la mano verso di noi e io gli ho offerto alcuni Springrol ma lui ha rifiutato, lei ha aperto il suo portafoglio e gli ha dato dei soldi, immagine della cooperazione che viene dal basso. Penso che se stasera ripassando di li incontro la ragazza gli regalerò uno dei telefoni di "scorta" che ho nello zaino con la scheda cambogiana che fuori da questo paese è inutilizzabile, potrà almeno chiamare la madre che vive lontano da qui.

TukTuk Man di cui non ricordo il nome, un ragazzo di trentatre anni, dopo avermi come tutti stressato offrendomi la solita lista :

TukTuk: trasporto in giro per la città.
BumBum: sesso.
GnamGnam: un ristorante.
ShutShut: la possibiltà di sparare con un mitra o con un badzuka ad una mucca. ( triste pratica diffusa in cambogia )
Massage: un massaggio ( massage BumBum è il rafforzativo ) in centri particolari.

il tutto con il solito commento Chip for You e One Dollar ( metro di misura di richiesta ai turisti )

Il ragazzo dopo aver capito che non avevo necessità dei suoi servizi si è seduto con me a bere una birra, raccontandomi del tasso di disoccupazione che secondo lui è al ottantacinque percento e sulla sovrappopolazione di TukTuk che si fanno la guerra stressando i turisti nelle loro passeggiate.

Ora inizio il giro...
K

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