mercoledì 14 novembre 2018

Tutto ve bene

Come nel capitolo trenta delle previsioni del tempo di WuMing

Va tutto bene, sto passeggiando per le strade affollate del centro di Siem Reap, vacanza solitaria con l'incontro di qualche italiano, con la vista di molti pellegrini.

Come al solito si avvicinano un sacco di tuktuk che offrono i propri servizi, ma questa volta la voce che pronuncia la richiesta è diversa.

è una donna, riconosco la voce, si gela il sangue, penso a voce alta.VA TUTTO BENE.

il significato è quello delle previsioni del tempo, come l'inizio di una pioggia inaspettata, quando sei nel centro del nulla senza nemmeno un'ombrello, quando il problema non è la pioggia che ti bagnerà ma qualcosa di fragile che hai per le mani e che non resisterà in nessun modo a questo diluvio.
Continuo a camminare senza voltarmi e sento una risata, questa volta è maschile, e riconosco anche quella, seguita rapidamente da un'atra frase che mi gela nuovamente il sangue- è arrivato il tempo di agire, la grande resistenza sarà premiata per gli sforzi compiuti a favore di una perfetta operazione per dare una svolta concreta a quello che non riusciamo ad accettare perché contro alla natura stessa della vita.

Ho pronunciato io quelle parole 8 anni fa, quando ho visto l'ultima volta l'uomo che rideva alle mie spalle ora.

Senza aggiunegere nessuna parola mi fermo e salgo sul tuktuk, lei mi sorride, è felice di vedermi o meglio di farsi vedere, Sara è il mio angelo custode, mi segue da tre anni, e questo potrebbe diventare un problema, visto che noto un pò di gelosia nei suoi sguardi, non so come mai ma lo percepisco, dopotutto con lei non ho mai avuto segreti. La invito a esplicare il problema, le risponde secca - la vita sotto copertura implica a volte coinvolgimenti che non siamo in grado di controllare.-

Sorrido, so che ha ragione, inizio a pensare a cosa sta succedendo e comprendo che non dovrei nemmeno scrivere altro, non essendo necessario.

é sera e siamo arrivati da poco allo sheraton di bangkok, in 5 ore di viaggio abbiamo scambiato pochissime parole, dopotutto è stato come viaggiare verso il proprio funerale, come se la parte destra o sinistra del proprio corpo sia in procinto di essere amputata, l'unica osservazione che ho fatto è stata che ho deciso che renderò pèubblico quello che sta succedendo, Anna che da poco ci ha raggiunti mi guarda e commenta che è fuori dal regolamento.

Penso che odio i regolamenti, ma che forse è il caso di non dire nulla, visto che ho scritto personalmente quella normativa.

Penso, e decido. come al solito in un certo senso impongo, promettendo che è l'ultima forte imposizione.

Chiedo chi ha il regolamento, operativamente lo deve sempre tenere una persona del gruppo all'interno di una chiave crittografata, Marco che prima rideva, con la massima serietà estrae la penna da un microscopico astuccio che ha nella cucitura dei suoi boxer, io l'afferro con decisione e mi esprimo solennemente.

Ho scritto un progetto, ho esplicato ad un numero ridotto di persone un sogno e lo avete condiviso, insieme abbiamo fatto crescere questa edera che è stata in grado di infiltrarsi in ogni ambito della vita pubblica e soprattutto all'interno dei punti chiavi che ci servivano per raggiungere i nostri obbiettivi. un regolamento era necessario, ma soprattutto abbiamo sempre agito con il cuore, con l'anima.

Hacker di un sistema che non permette errori, e noi non ne abbiamo fatti.

Con rinnovata decisione, afferro i due lati della chiavetta, e come a strappare simbolicamente un foglio, la piego a metà per renderla inutilizzabile, davanti allo sguardo incredulo dei compagni di viaggio.

Chi è di competenza comunichi a tutti che le linee guida da me scritte da oggi non sono più valide, tutto ciò che accadrà da ora in poi dovra essere frutto dell'autodeterminazione del gruppo, fermo restando che a livello operativo ognuno deve manterenere i propri ruoli, ho deciso che renderò pubblico il progetto con un post sul mio blog, devo salutare la mia vecchia vita e lo farò con una pubblicazione automatica il 14 novembre alle ore 12. Ora andate a prepararvi, io devo scrivere e poi mi preparo anche io.

Trascrivo testuali parole che ho registrato per non trascriverle e renderle parte della mia confessione.

Accade ora che mi trovo nella camera d'albergo, è una suite e ho scelto il letto come luogo in cui scrivere.

Penso a come rendere tutto più semplice consapevole che già quanto spiegato fino ad ora non è semplice.

Scoppio a piangere.

Non potevo farlo prima, devo mantenere la mia posizione di leader del gruppo.

Prendo i manuali operativi, studio le prossime mosse per poterle comprendere meglio e in seguito riassumerle in questo post-posticipato.

La "Realtà" ora è "Verità"

Da piccolo ho sempre sognato di essere un sovversivo, di trovare il modo di far crollare il sistema in favore di un sistema diverso, ma soprattutto mi chiedevo in continuazione perché un numero così esiguo di persone aveva la meglio su numeri infiniti di esseri umani.

Soprattutto crescendo, e studiando la problematica diventava sempre più complessa.

Fino a quando ho conosciuto Marcus, il suo nome in codice mi incuriosì, era notte fonda e come al solito vagavo per la rete studiando fino a destrutturare ogni parte di quello che mi interessava: aspetti della società umana, evoluzione del complesso sistema di dominio delle popolazioni mondiali, tecnologia militare e soprattutto la rete.

Quella notte stavo lavorando ad una traccia trovata sull'esistenza di una sottorete usata in precedenza dal governo americano e rimasta in piedi in memoria della sua evoluzione in Internet, c'era una chat che aveva un sistema complesso di crittografia ma non so perché fu per me elementare entrare e risolvere il problema installando un bypass direttamente sul server che gestiva gli scambi di comunicazione, ma il gioco non era ancora fatto, avevo bisogno di capire di cosa si parlava in quella chat e per il solo gusto di scoprirlo ho iniziato a leggere nel file di log.
Esisteva un sistema di protezione che cancellava ogni traccia ogni 4 secondi, quindi dovevo agire in fretta, leggere velocemente, ma i testi scorrevano sempre più veloci ed in inglese, comprendevo solo alcuni concetti che mi resero chiaro che si stava parlando in un qualche codice a me sconosciuto.

Tutto diventava sempre più interessante, presi una telecamera e la posizionai difronte all schermo dove scorrevano i testi del file di log, inizia a registrare e preso dall emozione di scopreire un segreto fermai il nastro solo a pochi secondi dalla fine.

Ci vollero tre mesi per trascrivere e tradurre il testo e cinque mesi per comprendere di cosa si parlava. si ipotizzava la costruzione di una rete di hacker che cooperasse senza conoscersi per rendere sicura la rete, con un sistema a più livello e un doppio sistema di autocontrollo, la cosa era affascinante, ma soprattutto mi colpirono due cose. Marcus aveva lasciato troppe tracce ed io intuii dove lui si trovava ora, ed ero sicuro di trovarlo ancora li anche se erano passati 8 mesi da quella conversazione.

Dovevo raggiungerlo almeno per capire se era uno scherzo, e se era realtà avrtire di stare più attento perché io, un semplice hacker autodidatta ero riuscito in meno di un anno a comprendere quello che stava progettando.

Dopo quattro ore ero nel posto giusto, sulla porta c'è una M fatta di piccoli cip conficcati nel legno, tutto sembra essere di un'epoca passata e anche l'odore ricorda una cantina.
Suono il campanello…. aspetto… una voce chiede chi è, rispondo che sono un venditore di programmi software autoprodotti, in breve tempo si apre la porta e mi trovo davanti una donna di una certa età, minuta ma al contempo graziosa, sembra che sia ferma nel tempo, vestita con colori chiari, quasi una sfumatura dalla testa ai piedi. Mi osserva, sorride, e mi chiede perché penso che una coppia di vecchi scrittori abbiano bisogno di un software.

Gli occhi di Maggie splendevano e io mi persi nella bontà che quella donna emanava.

Dopo un minuto di silenzio ho ammesso: sono qui per Marcus e ho bisogno di parlare con lui, adesso.
Mentre parlavo immaginavo che mi avrebbe presentato il figlio smanettone chiuso nella sua camera da letto, o che mi avrebbe chiuso la porta in faccia, senza darmi nessuna possibilità di replica.
Lei ha sorriso, poi con un gesto mi ha invitato ad entrare e a sedermi su una delle poltrone del salotto, l'unica non coperta da un telo, tutto sembrava essere coperto come in una casa abbandonata e la spessa crosta di polvere sembrava avvalorare questa tesi.
Dopo poco arriva magie con una tazza di the, mi sorride ma non dice nulla, ho paura di essere arrivato tardi, questa è stata la sensazione successiva, come in un film nella mia testa ho visto un'arresto, un suicidio e i miei occhi dimostravano le mie perplessità.

Maggie si alza e fa il giro della poltrona, cammina con estrema fragilità e con calore materno mi appoggia una mano sulla spalla e si esprime: Mai mi sarei aspettata che qualcuno credesse in lui, ma tu sei qui per quello, non ti deluderà anche se il tempo non è dalla nostra parte. il giorno a lui non piace, non si sveglia mai prima delle otto di sera, ma ho sentito un rumore e secondo me lui sa che tu sei qui.

Tutto stava prendendo una mistica piega che non mi sembrava vera, tutto sembrava un film e vista l'eta, mi appariva in bianco e nero, mentre vagavo nei miei pensieri magie che si era allontanata dalla stanza mi invita a seguirla per affrontare un momento che non avrei mai voluto avesse un risvolto di quel genere.

Entro nella stanza e c'è un grande computer, non mi sembra una cosa che possa funzionare perché sembra un cimelio di guerra, dietro a quattro tastiere aperte e semisovrapposte come un mazzo di carte c'era una sedia a rotelle e sopra un vecchio uomo con la barba lunga e i capelli lunghi, ho avuto come l'impressione che erano anni che sedeva su quella sedia e forse non mi sbagliavo.Cercavo di osservare ogni cosa senza fammi notare, ma la curiosità era infinita e io non riuscivo a trattenermi, fino a quando mi sono accorto che Marcus non aveva le gambe e che i suoi occhiali erano spessi come fondi di bottiglia.

Il momento è stato lunghissimo per la difficoltà con cui esprimeva le parole, lentamente ed intenso, ha parlato così :

Io non ti aspettavo, non so chi sei, cosa vuoi, chi ti ha mandato.

Io sono vecchio e ho resistito fino ad oggi, fino ad ora.

Ma il mio tempo è finito e il mio segreto non può seguirmi, ti affido un seme, puro e fertile che ha bisogno di tanta passione per svilupparsi, prenditi cura di lui…

Mi ha avvicinato un dischetto ed ha aggiunto… se sei qui, sai come leggere quello che è scritto qui dentro.

Quelle sono state le ultime parole di Marcus.

Maggie mi ha preso per mano, mi ha chiesto di non essere triste, che lei presto lo avrebbe raggiunto e che io mi dovevo dimenticare di loro fino a che quel seme sarebbe stato albero.

Così voglio ricordare, l'inizio della mia storia.