venerdì 28 gennaio 2011

Visita ai progetti intervita ( Seam Reap )



ore sette del ventisei gennaio duemilaundici

Sveglia presto e colazione con Antonio al Blue Pampinks una pasticceria molto particolare nel centro di Siem Reap, mangio due brioches con le mandorle e un tea con ginger e miele buonissimo, poi arriva il furgoncino di Child Rights Foundation con a bordo una delegazione della ONG locale che finanziata da intervita si occupa dello sviluppo del progetto all'interno delle scuole che stiamo andando a visitare nel distretto di Varin ( Seam Reap ).

Propongo qui di seguito la spiegazione del progetto come presente sul sito intervita e confermata di persona da Antonio Piccoli il Country Director di INTERVITA Onlus CAMBODIA.

"A Siem Riep, nel nord della Cambogia, Intervita è impegnata a formare 150 insegnanti di 22 scuole elementari su sistemi di insegnamento positivi che non prevedano punizioni corporali. Con l’appoggio del Ministero dell’Educazione, il progetto prevede la concreta implementazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, che la Cambogia ha ratificato nel 1992, permigliorare le condizioni di apprendimento di 8600 bambini. Oltre all’equipaggiamento scolastico, Intervita ritiene cruciale assicurare a insegnanti, educatori e presidi le basi per avviare u rapporto costruttivo a fianco dei bambini, perché l’apprendimento aiuti la crescita dell’individuo nel suo complesso."

Partiamo con il furgone e percorriamo circa sessanta chilometri per raggiungere la prima scuola Svay Sor School, la strada per il primo tratto è asfaltata, ma ben presto diventa sterrato e a volte incontramo qualche difficoltà nel passare, visto lo stato dei ponti in legno che non garantiscono il sostegno al nostro mezzo, per fortuna c'è sempre una piccola strada che da la possibilità di proseguire, in altri casi il copilota deve scendere per aiutare l'autista a far scorrere le ruote del mezzo nella giusta direzione per passare buche da evitare se si vuole continuare il percorso.

Al nostro arrivo alla prima scuola il direttore ci viene incontro, come per la maggior parte della popolazione in quest'area, anche lui non parla inglese, quindi inchino di rito e poi molti sorrisi, i nostri accompagnatori traducono e ci spiegano un pò di cose.

Qui c'è una struttura un pò più vecchia e una nuova appena costruita e donata da Ms. Takeuchi Akiyo, che da proprio l'impressione di essere stata finita da poco ed in effetti la targa cita l'inaugurazione
Bagno di Svay sor school
avvenuta il quindici ottobre duemiladieci, ci incamminiamo verso le aule e ogni volta che ci avviciniamo i bambini molto gentilmente si alzano ci salutano tutti insieme, poi si siedono e continuano la lezione, ma continuando a scrutare questi strani personaggi che si aggirano nella loro scuola, soprattutto io mi sento osservato per la mia ormai folta barba, particolarità qui in Cambogia, ma mi sorridono tutti quindi non li spavento, continuo a scattare foto alle classi, alla struttura e poi il direttore mi indica i bagni, facendomi capire che ne hanno uno solo per duecento bambini e che è poco, lo guardo, scatto una foto e sicuramente gli credo.





Continuo il giro nella seconda struttura, nel frattempo le delegazioni si scambiano informazioni ed impressioni, io mi imbatto nel pavimento della struttura nuova che purtroppo in alcuni punti si sta già frantumando a soli quattro mesi dalla sua inaugurazione, qualcuno mi spiega che in alcuni casi le scuole vengono regalate al popolo Cambogiano in cambio di appalti nel paese e quindi vengono costruite con un pò di leggerezza, per usare un termine dolce, ma non possiamo affermare che anche in questo caso sia andata così, altra ipotesi è la costruzione tramite imprese Cambogiane che sicure dei pochi controlli sugli appalti non utilizzano le tecniche e i materiali migliori che potrebbero rendere la struttura più solida.

Salutiamo i bambini e ci avviciniamo al furgoncino, salutiamo il direttore e partiamo alla volta della seconda scuola.

Nel tragito vediamo molte scuole, tutte fanno parte del progetto, visto che prevede l'applicazione nell'intera area, non ci fermiamo e proseguiamo perchè le nostre "guide" ne hanno scelte alcune in particolare e non sappiamo qual'e il criterio.

Arriviamo nella scuola di Coh Num, struttura completamente diversa, con le pareti aperte come un gazebo, qui ci sono tre classi che stanno studiando, anche qui ci viene incontro il direttore e facciamo i saluti di rito e poi veniamo presentati ad insegnanti ed alunni che ci salutano con il solito calore, poi iniziano a scrutarci minuziosamente.


Qui gli alunni stanno imparando l'alfabeto e a turno vanno alla lavagna, con una lunga bacchetta segnano le lettere dell'alfabeto khmner e pronunciano una lettera alla volta e l'intera classe lo ripete, alla fine di ogni aluno tutta la classe applaude e si passa all'alunno successivo, poi passiamo ad una visita intorno alla scuola, faccio una foto ai bagni, anche qui uno per tutti ma purtroppo senza acqua, quindi inutilizzabile.




Ci fanno anche vedere il pozzo che fino a poco tempo fa riforniva di acqua la scuola, è stata tolta anche la maniglia della pompa e ci dicono che è secco, ma che il problema maggiore è che in quest'area non ci sono tecnici in grado di controllare se il problema è effettivamente quello o magari è una cosa più semplice da risolvere, si discute un'attimo, Antonio fa alcune ipotesi e spiega alcune soluzioni conosciute da esperienze di altri progetti, poi si arriva alla conclusione che non è sede per capire quel problema ma che serve una più ampia analisi per dare le priorità agli interventi e che verrà affrontato.

Ci stacchiamo dal gruppo e raggiungiamo un piccolo villaggio dietro la scuola, qui ci sono alcuni maiali, galline, bambini e un sacco di cani, soprattutto una cucciolata difesa dalla propria madre.

Facciamo qualche foto alle case, agli animali e al gruppo del villaggio che è riunito vicino ad un albero, poi passa una ragazza in bicicletta ed Antonio fa una battuta e ridono tutti, naturalmente visto che loro parlano solo Khmer e noi no, non ci capiamo ma si ride ugualmente tutti insieme.



In ogni trasferimento parlo molto con Antonio, e faccio mille domande alle quali lui risponde con molta pazienza e come un libro aperto mi illustra il suo punto di vista, è una vita che si muove per aiutare le persone in difficoltà e ne ha fatto una professione, mi ha illustrato molto attentamente i progetti nei quali mi sta dando la possibilità di fare foto e soprattutto di comprendere queste difficili realtà, in ogni discorso sa trovare un aneddoto che riesce a dare una spiegazione razionale, soprattutto mi piace il suo approccio a queste problematiche ponendo in prima battuta la soluzione della reazione nella società civile, l'idea di non riempire la pancia un giorno ma di insegnare a farlo per la vita e in questo progetto specifico di insegnare a chi è figura importante per le nuove generazioni, agli insegnanti, un nuovo rapporto costruttivo a fianco dei bambini, perché l’apprendimento aiuti la crescita dell’individuo nel suo complesso.

Questo approccio mi sembra molto intelligente è anche la filosofia di Intervita, che non da aiuti fini a se stessi ma costruisce percorsi e supporta nel tempo le comunità per crescere e imparare a stare in piedi da sole.

Antonio ha una buona energia, è pieno di passione e fa quello che gli piace, non un uomo fortunato, ma un uomo che ha saputo inseguire con tenacia i suoi obbiettivi, portando la sua professionalità nell'ambito delle cooperazioni internazionali in molti paesi in via di sviluppo.

Tipica abitazione Cambogiana nelle zone rurali


Arrivati alla sede di un'altra scuola ci comunicano che sta arrivando il cibo per il pranzo con una seconda macchina ed io e Antonio ci avviciniamo ad un templio buddista li vicino, passeggiando e continuando a parlare dei progetti e dei loro sviluppi arriviamo al centro del cortile e ci vengono incontro alcuni monaci nella loro uniforme arancione, alcuni sono veramente piccoli.

Uno di loro, forse non un monaco, ci chiede in inglese convinto da dove arriviamo, risponde Antonio, ma capiamo ben presto che era l'unica cosa di inglese che sapeva, ci guardano e ridono, noi ridiamo e ci spostiamo più avanti verso il templio avvistando in lontananza un templio in legno, forse è quello vecchio, scatto altre foto e poi ci chiamano per il pranzo comunicandoci che siamo stati invitati a casa del direttore di una scuola, anche se in realtà il cibo è li con noi.

Arriviamo nella casa e ci sediamo per terra, la casa è molto particolare in linea con le case più nuove della zona, particolare è un tappeto sul quale siamo seduti e ci comunicano che ha settanta anni, in realtà sembra che non ne abbia nemmeno uno per lo  stato di usura che presenta, arriva il cibo e aprono alcune vaschette in polistirolo e alcuni termos, c'è un sacco di cose, ma purtroppo tutte hanno verdure con carne o con pesce e ci sono alcune costine e pesci fritti, mi viene quasi la tentazione di mangiare una costina, pensando che l'animale da dove è stata presa non ha fatto il percorso che io contesto di allevamento intensivo, ma mi si chiude prima lo stomaco e poi si blindano i pensieri, non riesco a scendere a questo compromesso, l'animale non è più un mio alimento, ha comunque provato dolore, prendo solo riso e sorrido perché penso che questo non è assolutamente un problema.

Finito con il riso mangio un pò di banane, buonissime, poi mi invitano a mangiarne altre, loro sono un pò dispiaciuti perché non avevamo detto che sono vegetariano e quindi non c'era nulla per me, ma ringrazio e dico che non è un problema e nel frattempo approfitto per mangiare un'altra banana visto quanto sono buone.

Esco fuori e mentre loro parlano io scatto una foto all'interno del pozzo nel cortile della casa, mi rifletto e continuo a pensare a tutte le cose di cui abbiamo parlato io e Antonio fino ad ora, e ripenso al concetto  di dare a loro la possibilità di risolvere i problemi del loro popolo, una soluzione di supporto alla società civile che mi affascina molto e che tratterò anche più avanti.

Torniamo alla scuola dove ci sarà un meeting per trattare il progetto tra le parti coinvolte, Antonio che non si fermerà alla riunione fa un saluto e poi ci prepariamo a partire, notando una cosa molto particolare, la campanella della scuola è fatta ricavando un missile anticarro ( mi sembra a me ) appeso ad un albero che viene percosso con un tondino di ferro, almeno ora quell'oggetto ha un'utilità anche se a chi ne conosce il principio per cui è stato costruito fa un pò impressione.

Saliamo su un gippone con targa ONG, io continuo con mille pensieri a ragionare a tutto quello che ho visto e sentito oggi, con le orecchie piene, il cervello che macina, nel cuore e negli occhi i sorrisi dei bambini e la speranza che questo progetto li possa continuare a far sorridere perché potranno crescere con un pò più di serenità.

Grazie a tutti i donatori di intervita ed ai suoi cooperanti che si prestano a controllare l'effettivo sviluppo dei progetti finanziati, quello che ho potuto vedere è genuino.

Durante il viaggio di ritorno mi addormento.

k

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