sabato 29 gennaio 2011

Visita ai progetti intervita ( Battambang )


PRIMO GIORNO : Ore Dodici e Ventisei del Ventisette Gennaio Duemilaundici


Sono all'interno dell'ufficio di Komar Rikreay il centro dove viene sviluppato il progetto che sto visitando oggi con Antonio, abbiamo appena finito di mangiare con la direttrice del centro che ci ha invitato, ci hanno preparato un sacco di cose, ma come al solito io mangio poco visto che qui in ogni piatto ci mettono o la carne o il pesce, il riso non manca mai, quindi la pancia la riempio sempre, questa volta ho potuto abbinare del Pampink cucinato da una delle case del progetto.

Questa mattina siamo arrivati alle otto e Antonio dopo avermi spiegato due cose e presentato ai responsabili del centro è andato in ufficio a fare il suo lavoro, una revisione e controllo dei conti del progetto che intervita finanzia, il progetto è costituito dal supporto per i bambini vittime della tratta degli esseri umani, tratta che può essere intesa come spostamento politico, carcerario, per motivi di prostituzione o problematiche di alcol e droga dei genitori.

Soprattuto in questo periodo i bambini di questo centro sono figli di persone che hanno avuto problemi di questo tipo, alcuni che vivono in Thailandia o altrove, in alcuni casi, come quello che mi hanno spiegato e supportato da un progetto di quattro ong locali che si occupano di andare alla frontiera a prendere i bambini che vengono consegnati a loro dalla polizia perché i genitori o sono spariti, o incarcerati o comunque non possono più provvedere al sostentamento dei propri figli.




Inizio il giro delle foto, la direttrice mi chiede se poi possono usare le foto da far vedere ad investitori e possibili donatori, quindi cerco di fare tutte le foto necessarie iniziando dalle strutture, creando un servizio completo.

Poi passo all'orto, ai maiali, alla coltivazione di Funghi e in fine alle case dove vivono i ragazzi, sono strutture molto carine a due piani fatte in legno, scatto foto qui e la cercando di immaginare una vita qui dentro da bambino e mi accorgo che sotto ad una baracca ci sono alcuni bambini che giocano.

I bambini mi sembrano come al solito felici ed in questo caso mi sembrano ben supportati dalle persone che fanno qui assistenza, ci sono cinquantacinque bambini in totale, ventisei provengono dalla tratta di esseri umani e ventinove dalla strada.

Decido di avvicinarmi e di fare qualche foto ed in poco tempo sono circondato, gli piace farsi fotografare e si mettono in posa, poi come a tutti i bambini che ho incontrato fino ad oggi, gli piace rivedersi nel display della macchina foto… Sono gasatissimi, mi alzo e cerco di continuare la miavisita e i bambini iniziano a correre nella mia direzione, e purtroppo una bambina cade sulla ghiaia, per fortuna nulla di grave, la aiuto ad alzarsi e arriva una volontaria che la convince che non si è fatta nulla, poi la accompagno nella libreria, dove stanno facendo le vaccinazioni ai bambini, scatto anche qui qualche foto, vorrei provare a non alzare troppo gli iso ( sensibilità della macchina fotografica ) per non sgranare troppo le foto ma la luce è poca, in ogni caso qualche foto esce e soprattutto riesco a raccontare anche questa piccola magia per questi ragazzi.

Esco, altra passeggiata verso il campo da calcio, scatto qualche foto.

Mi raggiunge Antonio per fare un giro nelle case dove sono ospitati altri bambini, altra parte interessante di questo progetto, i bambini che sono stati ospiti di Komar Rikreay vengono affidati ad una donna sola o con problemi economici che abbia una casa, in questo caso è una coppia in cui il marito ha l'alzaimer e problemi per cui necessita di fare fisioterapia.

La casa che ospita la prima FamilyHouse che visitiamo
 In questa casa ci sono sei bambini affidati di diverse età, entriamo anche all'interno della casa per fare alcune foto, ma ad ogni scatto mi sembra di rubare un pezzo di privacy di queste persone, procediamo con una foto di gruppo, anche perché una ragazza francese dell'associazione Komar Rikreay Association mi ha chiesto se dopo gli lascio le foto che gli servono per una campagna stampa.

Non resisto dal fotografare il cane di casa :-)
Questa è la situazione che mi sembra più efficace, con un supporto di due dollari giornalieri per bambino ( non sono sicuro della cifra ) si aiuta la donna che è in difficoltà e si da la possibilità ai bambini di vivere in una casa, andranno nella scuola pubblica e hanno la presenza di una "madre" che li bacchetta quando necessario e che gli vuole bene, è una sussistenza reciproca, un buon esempio di umanità, come dicevo nel precedente testo, un esempio di società civile che coopera con un supporto di ong locali e sostenitori esteri come Intervita.

Ripartiamo con la macchina che ci porta in giro, io e Antonio siamo seduni nel cassone del pick-up e antonio continua a raccontarmi storie di questo paese, di progetti presenti, futuri e soprattutto passati dei vari stati dove lui ha prestato servizio presso grosse ONG, scatto qualche foto ai bambini, alle strade e a quello che attira la mia attenzione.

Siamo tornati all'ufficio e ho scritto questo testo, purtroppo non c'è connessione e non riesco ad impaginare il blog inserendo anche le foto, ora mi metto a sistemare gli scatti anche in vista della consegna per il centro e per l'associazione.

Sono un pò stanco o forse è solo iniziata la digestione, vorrei un'amaca, ora vedo se la trovo o magari mi butto sul cassone del pick-up a riposare in attesa di ripartire per visitare nel pomeriggio le Foster-Family.

Nel pomeriggio partiamo per andare a fare una visita in una discarica non distante da qui, in Cambogia come in altri paesi in difficoltà, le discariche sono abitate da famiglie che non hanno più nulla e che cercano nei rifiuti cose da vendere, separano plastica, cartone e altro per poi rivenderlo a cifre irrisorie a consorzi che penso procedano al riciclaggio, partiamo e come al solito io salto nel cassone del PickUp, siamo in una zona pianeggiante contornata di campi per la coltivazione del riso e si nota già da lontano la discarica, scatto qualche foto e ci avviciniamo.


Arrivati sul posto scendiamo e chiediamo subito se è possibile fare qualche scatto, la situazione è abbastanza difficile da raccontare, ci sono un pò di persone in mezzo alla spazzatura che cercano di dividerla pescando con un rampino di ferro quello che selezionano, ci sono bambini e donne incinte, ci sono baracca in mezzo alla spazzatura e un piccolo santuario, mi avvicino e osservando il terreno mi accorgo di essere sopra ad una montagna di rifiuti ospedalieri, siringhe, flebo, bocce di medicinali, mi volto ed osservo i bambini, che scalzi passeggiano come in un parco giochi, la situazione è triste, nulla lascia spazio a pensieri positivi qui.




Scatto qualche foto e cerco di comprendere lo stato d'animo di queste persone ma è impossibile.

Il personale in camicia responsabile del progetto della discarica ci spiega che viene diviso tutto e poi smistato, soprattutto dividono la frazione umida, anche con raccolte speciali nei mercati e da questo ne ricavano un fertilizante. Nel centro c'è anche una struttura che, a detta dei responsabili, ospita i bambini delle famiglie che lavorano qui, ma alcuni bambini sono comunque in giro a seguito della madre, soprattutto mi colpisce una donna che ha in braccio un piccolo bambino nudo e due la seguono in continuazione.

Questo è il luogo più difficile visitato fino ad ora, nessun tipo di sicurezza, nessuna protezione, un luogo forse simile all'inferno.

Riprendiamo il pickup e questa volta mi siedo all'interno, nel cassone viene buttato un sacco di fertilizzante qui prodotto dato in omaggio alla direttrice di Komar Rikreay per provarlo nei loro orti, non sono certo della bontà del suo contenuto.

Torniamo al centro e Antonio ha ancora da lavorare con la direttrice, io decido di fare un'altro giro di foto, ora la luce del sole ha un taglio migliore, scatto qualche foto, gioco con i bimbi, parlo con la ragazza della associazione e poi partiamo per tornare in Hotel.

Per distendere un pò i pensieri colgo l'opportunità della presenza di una grossa piscina, faccio un tuffo e nuoto avanti e indietro cercando di stancarmi per dormire senza pensare troppo questa notte, poi doccia e si va a mangiare.

Rientrato in hotel ho sistemato le foto, ripensando ad ogni scatto alle difficoltà della ong locali per mantenere il supporto e le differenze con il mondo in cui vivo in occidente.

Spengo l'aria condizionata e mi addormento, domani sveglia presto.

SECONDO GIORNO: ore quattro e cinquanta minuti del ventotto gennaio duemilaundici

Mi sveglio di colpo, mi guardo in giro e non ho fatto ancora la valigia, oggi dobbiamo lasciare l'hotel, decido di alzarmi, doccia e sistemo la valigia, poi procedo alla sistemazione di qualche foto e dei testi che si allungano e che non riesco a pubblicare.

Ore sette e mezza, colazione con Antonio, ci abbuffiamo perchè è in previsione di saltare il pranzo, poi arrivano a prenderci con il solito pickup, saltiamo dentro e ci rechiamo al centro, questa mattina antonio è impegnato con il suo lavoro, quindi parto io con la ragazza francese della associazione e un responsabile del centro e ci rechiamo a visitare le Foster Family, situazione simile alle case viste ieri, ma in questo caso la sistemazione è un pò più stabile, i ragazzi sono meno, due o tre per famiglia e la modalità di affido è simile ad un'adozione ma con alcuni limiti, non entro nel dettaglio ma visito le "case", baracche con il tetto in acciaio alla periferia della città, dentro sono ben tenute, una stanza grande al centro che funge da soggiorno e camera da letto, nel retro della casa la cucina fatta di pietre e di un fuoco nell'angolo dove si cucinano le pietanze, i bagni sono gabbiotti in ferro dietro la casa.
Come nella maggior parte delle case qui non c'è acqua corrente e in questo caso non c'è nemmeno l'elettricità, la vita non è facile qui, ma i bambini sembrano comunque felici, scattiamo qualche foto e poi salutiamo saltando sul cassone del pickup e due bambini vengono con noi per un passaggio alla scuola.

Rientriamo al centro e io termino la divisione delle foto, ma si è fatto tardi e la direttrice insiste per portarci a mangiare, ristorante vegetariano per non sbagliare qui si mangia tutti, io devo finire la copia delle foto e quindi salto sul cassone del pickup con il mio zaino e il portatile in mano che sta convertendo le foto, mentre viaggiamo giro questo video e finisco il mio lavoro.



Arriviamo al ristorante e non si capisce molto dal menù, ma non importa, certo che tutto è privo di animali ordino un piatto a caso, arriva una piastra bollente con un uovo che soffrigge immerso in un sughetto con carote e altre verdure, affiancato da una bolla di riso, assaggio ed è buonissimo, lo divoro e ci prepariamo a partire.

Saliti sul pulman che ci porterà a Phnom Penh capitale della Cambogia, li mi aspettano Mappi e Lorenzo che hanno prenotato una stanza tripla per economizare ulteriormente il viaggio, e lunedì con Antonio visiterò un progetto di una scuola che insegna a ragazzi di strada HipHop e altre danze, una situazione che antonio descrive come ottima soluzione ma con difficoltà economiche, proverò a fare un video per vedere se al mio ritorno qualcuno vorrà inviare una donazione anche se qui le cose da aiutare sono veramente tante.

Partiamo solite chiacchiere e mille domande e poi dormo un pò e il viaggio continua...

Nessun commento:

Posta un commento