martedì 18 gennaio 2011

Pellegrino in HCMC by night


Ogni viaggio, reale o metaforico, che implichi nessi con la memoria o la ricerca spirituale, può essere definito «pellegrinaggio».

Hesse nel pellegrinaggio in oriente mi ha insegnato un pò a definire il concetto e a comprendere un possibile sviluppo del termine anche nella sua attuazione, i pellegrini si muovono in gruppi che in determinate situazioni si dividono per ritrovarsi in altri luoghi e al contempo gruppi di pellegrini si miscelano tra loro, condividendo mete che determinano nuovi bivi, nuove scissioni e nuovi gruppi.

La prima parte del mio pellegrinaggio in oriente è terminata dando vita ad una seconda, più o meno coincide anche il cambio di stato, preparandomi a lasciare il Vietnam ieri sera ho provato a camminare da solo in alcune movimentate vie della city, schivando prostitute, proposte di viaggi o tour e evitando l'offerta di ogni genere di droghe.

Poi viaggio con un motoboy per non essere assalito continuamente ogni dieci passi da falchi che annusandomi riconoscono lo straniero e curioso turista, schizzo con Thuan nel traffico di Saigon, che con il suo inglese, nel caos più totale cerca di raccontarmi anedoti dei vari quartieri, e senza accorgermi sono già le 23.

Mi incammino verso l'hotel e scelgo di fermarmi a mangiare in un locale vicino,  il -Seventeen Saloon , un saloon vietnamita, locale un pò fuori dal target della città, molto particolare, esternamente come un saloon del far west catapultato in mezzo alla caotica HCMC ( Ho Chi Minh City )…

Entro e c'è un vero saloon all'interno, legno e maschere indiane, un bancone al centro ed un palco alle sue spalle,  ordino la mia solita Tiger Bear e me la portano al banco insieme ad un vassoio di patatine, sul palco uno schermo che proietta un video, ma dopo pochissimo si alza e dietro c'è una band Metal di Philippini che inizia a fare cover di ogni tipo, inizia con beatles e poi prosegue con le richieste del pubblico, chiamo un cameriere e chiedo di un responsabile. Arriva e io, come al solito, mi spaccio per un giornalista e chiedo di poter fare video e foto, acconsentono, mi offrono da bere dicendo che è tutto gratis, insisto per pagare, ma è inutile.






Faccio due video di canzoni, faccio qualche foto, alzo gli ISO al massimo, qui è quasi buio, e poi tiro fuori il portatile e inizio a scrivere "L'articolo" di questo post, il pubblico è entusiasto della band e io della Tiger, scambio due chiacchiere con responsabili e camerieri, mi fanno domande e mi portano un'altra birra.

Scopro così un'altra faccia di Saigon, piena di giovani che si divertono, con un gruppo strano ma molto bravo e versatile che regala ogni tipo di musica richiesta dal pubblico, sono "solo" nel locale, non parlo più con nessuno, scrivo e finisco la mia Birra, ora metto via il portatile e farò gli ultimi video, mi invitano a fare delle foto da sotto al palco, io annuisco e vado.




Il concerto è finito all'una circa, la Band scende dal palco, ci presentiamo, dico che sono italiano e loro si esaltano, ci scambiamo le email per mandare loro qualche foto, saluto e mi dirigo verso l'uscita, anche qui mi salutano e scambio le mail con il gestore del locale, non capisco la sua nazionalità, sembra un americano/vietnamita...

Ultimo giorno a Saigon e un pò mi dispiace, questa parentesi mi ha dimostrato di nuovo come tutto è identico nel mondo, e come un'analisi richiede tempo, e voglia di camminare a piedi in mezzo a "sconosciuti".

Mi dispiace anche non ci sia Martina a proseguire il viaggio e mi dispiace che insieme non abbiamo visto nulla della HCMC by night, visto che fino ad oggi abbiamo fatto un pò da babysitter per la mia sorellina, zio luca e soprattutto zia martina.

Ognuno di noi deve fare un suo percorso, ci si allontana per ritrovarsi in altri luoghi, l'importante è avere sempre spazio nel cuore e nei pensieri.

Un saluto da HCMC a tutti, vado a fare il biglietto per il bus, direzione Seam Reap Cambodia.

Nessun commento:

Posta un commento